RISCHI IN CASA, VELENI PROFUMATI

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CORRIERE DELLA SERA  CORRIERE SALUTE

9 gennaio 2005 – Anno 17 Numero 1 pag. 22

Rubrica: OGNI GIORNO IN SALUTE DEODORANTI O INQUINANTI?

RISCHI IN CASA

I prodotti per profumare gli ambienti diffonderebbero sostanze irritanti, allergizzanti e anche tossiche.

Lo ha rivelato un’indagine condotta dalle associazioni dei consumatori europee. Che ora chiedono interventi delle autorità sanitarie. SERVIZIO DI ROBERTO LA PIRA

Secondo le organizzazioni dei consumatori europee i deodoranti per “purificare”l’aria di casa o per “eliminare i cattivi odori (dovuti per esempio, al fumo o alla cottura di cibi) sono fonte di inquinamento. Lo segnala una indagine condotta dal Beuc (Bureau Européen des Unions de Consommateurs) in 5 Paesi analizzando 76 articoli, 27 dei quali presenti in Italia, per valutare i rischi.

L’esito delle analisi (svolte prelevando un campione di aria da una stanza dopo due ore di funzionamento del prodotto o dopo averlo spruzzato tre volte ad intervalli di 15 minuti) è preoccupante: sostanze allergeniche e altre considerate tossiche vengono liberate negli ambienti, in alcuni casi in concentrazione superiore a quella causata dal traffico automobilistico.

I rischi

Precisa Domenico Cavallo, ricercatore di Igiene Industriale all’Università dell’Insubria a Como: “L’uso dl questi deodoranti può provocare l’immissione continua nell’ambiente domestico dl molteplici sostanze chimiche, anche se in concentrazioni infinitesime. I deodoranti coprono un odore cattivo con un altro più gradevole, ma non eliminano mente: anzi, le sostanze nell’aria si sommano”.Aggiunge Paolo Carrer, ricercatore di Medicina del Lavoro all’Università dl Milano: “Diversi studi stanno valutando se le concentrazioni infinitesimali dl sostanze tossiche possono essere alla base della sindrome dl Sensibilità Chimica Multipla (vedi box), intolleranza a molti prodotti di uso quotidiano: insetticidi, disinfettanti, profumi, deodoranti, colle, inchiostri”.

Sul mercato italiano I deodoranti italiani analizzati, come quelli venduti in altri Paesi, contengono sostanze irritanti o allergeniche, in grado dl creare problemi soprattutto a bambini, persone asmatiche, donne incinte (più suscettibili alle sostanze chimiche disperse nell’ambiente). La rivista dell’Associazione Altroconsumo peraltro precisa che, l’uso occasionale di questi deodoranti non comporta rischi. Tuttavia, le analisi hanno evidenziato anche che tutti i modelli con diffusione elettrico e due candele profumate liberano sostanze, quali il benzene e la formaldeide, riconosciute come cancerogene e altre, come stirene, il naftene e acetaldeide, sospette cancerogene. Ci si chiede perché le autorità sanitarie permettano la vendita senza adeguate avvertenze d’uso, considerando che alcuni diffusori sono costruiti per funzionare 24 ore al giorno senza interruzioni.

L’Associazione Altroconsumo invita alla cautela nei confronti degli articoli contenenti allergeni e irritanti. Mentre per quelli che contengono principi cancerogeni il giudizio è severo, tanto che il Beuc chiede alle autorità europee a ritirarli dal mercato. Critici i giudizi sugli incensi, mentre per le candele si consiglia dl utilizzare quelle non profumate, visto che il problema non è la paraffina che brucia, ma l’aroma.

CONTROMISURE

CONTROLLI, SELEZIONE SEVERA ED ETICHETTE PIU’ CHIAREI consumatori non hanno la possibilità di capire se nei deodoranti ambientali sono presenti sostanze rischiose, perché le etichette dei prodotti sono carenti. La legge attuale è molto lacunosa, tanto che è in via di approvazione una direttiva europea sulle sostanze odorose, che propone diciture più trasparenti a partire dal 2006.La proposta prevede:

  • La realizzazione di test tossicologici prescrivibili per tutte le sostanze chimiche presenti.
  • L’obbligo d’indicare in etichetta sia la presenza di sostanze irritanti e allergeniche, sia l’invito a “non utilizzare i deodoranti se in casa sono presenti bambini, persone asmatiche e donne Incinte”.
  • Il ritiro di tutti gli articoli che rilasciano sostanze cancerogene.
  • Il divieto di pubblicizzare questi articoli come “purificatori” d’aria.

Nuova sindrome allo studio

Un’intolleranza verso tutto ciò che è chimico

La sensibilità chimica multipla è una malattia tanto seria quanto poco conosciuta. Non si sa con certezza quali siano le cause scatenanti, è difficile da diagnosticare, è spesso confusa con l’allergia e divide la comunità scientifica che, in parte, tendo a considerarla psicosomatica.

La malattia

I malati raccontano di orticarie e forti reazioni allergiche a seguito d’inalazione o contatto, anche breve, con sostanze chimiche. E parlano della necessità di contromisure impegnative e costose, a partire dall’allestimento di una casa da cui sia bandita ogni sostanza non tollerata.

I malati riferiscono d’irritazioni alla pelle, nausea, cefalea, asma, ma anche, in alcuni casi, di dolori ai muscoli e alle articolazioni

Ma forse, ancor più dei disturbi fisici e dell’isolamento sociale, chi è affetto da questa sindrome soffre per la mancanza di riconoscimento della malattia: le strutture sanitarie non hanno ambienti attrezzati ad accogliere questi pazienti. A ciò si aggiungono le difficoltà di diagnosi e la mancanza di soluzioni terapeutiche. Ora, però, al Centro nazionale malattie rare dell’istituto superiore di sanità sono pervenute numerose segnalazioni di pazienti affetti da questa malattia, che chiedevano d’includerla tra le malattie rare per le quali, per legge, c’è l’esenzione dai ticket sulle cure. L’istituto superiore di sanità ha segnalato la sindrome al Ministero della salute che dovrà decidere se aggiungerla alla lista, Il percorso, però, è ancora lungo.

Diagnosi Incerta

“Uno dei principali ostacoli è l’incertezza dei criteri diagnostici” spiega Domenica Taruscio, responsabile del Centro nazionale malattie rare. “la diagnosi è difficile, anche perché non sono chiari i meccanismi fisiologici che provocano la malattia. Le ipotesi sono varie, ma tutte puntano su anomalie nei processi sensoriali e sulle interazioni tra sistema nervoso e altri sistemi, come l’immunitario e l’endocrino. E non si può escludere che talvolta i sintomi possano essere condizionati da componenti psicologiche, come l’ansia”.

I Sintomi

l’evoluzione della malattia nella maggior parte dei casi avviene in due tempi: una prima fase caratterizzata da una grave crisi di tolleranza alle sostanze chimiche, dovuta a un esposizione ad alte dosi o cronica a solventi, pesticidi o altri prodotti chimici, I sintomi (tra cui dolori a muscoli e articolazioni, irritazione della pelle, nausea, cefalea, asma) spesso non sono rilevabili clinicamente subito dopo l’esposizione. Nella fase successiva i sintomi possono essere scatenati da uno spettro più vasto di sostanze, tra cui molte apparentemente ben tollerate in precedenza, come benzina, gas di scarico, profumi, farmaci, ma anche alcol, caffeina e altri alimenti, I disturbi possono comprendere dolore articolare, dermatite, crisi asmatiche. La malattia progredisce con le esposizioni ripetute alle sostanze non tollerate, ma i sintomi scompaiono se si allontana la causa.

Quanti casi

Ma quanti sono i malati in Italia? “Non si possono fare stime precise” sottolinea Taruscio. “Si può solo dire che i casi conclamati, principalmente giovani, sono pochi: si presume qualche centinaio. Ma una maggiore informazione sulla malattia potrà portare a una migliore conoscenza della epidemiologia”. Alcuni centri stanno raccogliendo i casi ed elaborando procedure per la diagnosi. L’Associazione AMICA, Associazione per le malattie da intossicazione cronica e/o ambientale, ha promosso una petizione popolare per il riconoscimento della malattia, che ha raggiunto le 20 mila firme. 

RAFFAELLA DAGHINI

Veleni profumati

Profumi tossici